Era ormai quasi giunto il fatidico anno 2000, quando la giovane zootecnica cosentina – nonché allevatrice di Cani da Pastore Maremmano Abbruzzese – dott.ssa Isabella Biafora, iniziò a interessarsi a un’antica razza di cani autoctoni, della cui figura di indefesso guardiano a supporto del duro lavoro dell’uomo quasi si perdeva la memoria.

Le innumerevoli ricerche lungo tutto l’arco dell’altopiano Silano condotte dalla dott.ssa Biafora insieme ad altri appassionati, sono alfine state coronate da successo: in una piccola azienda agricola del Crotonese sono stati rinvenuti alcuni cuccioli di Cane da Pastore della Sila.

Il sogno di far rivivere una razza che i più credevano ormai estinta, finalmente stava prendendo corpo!

Ad oggi sono stati recuperati circa 300 soggetti, tutti scovati nell’entroterra silano dove vivevano allo stato brado, come le capre che custodivano dalle razzie dei predatori silvani, e dove questo cane aveva conservate intatte tutte le sue caratteristiche morfofunzionali.

Nell’aprile del 2012 è stato costituito il Club Italiano Pastore della Sila (C.I.P.S.), con sede in San Giovanni in Fiore (CS), che ha come scopo principale il recupero, la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione della razza nel rispetto della funzione millenaria della razza, nonché un futuro e possibile riconoscimento  ufficiale da parte dell’ENCI quale quindicesima razza italiana (N.d.R.: in realtà si tratterebbe della diciassettesima in quanto sono già riconosciute a livello nazionale – oltre alle attuali 14 razze internazionali – il segugio maremmano e il piccolo lepraiolo/segugio dell’Appennino); peraltro il Cane da Pastore Silano è una delle razze più antiche della nostra nazione!

Nasce dall’incrocio tra i cani da pastore che seguivano le mandrie caprine delle popolazioni greche, che nei secoli scorsi scesero dalla Puglia sull’altopiano silano, con i cani autoctoni presenti nel territorio montano calabrese, portati dalle popolazioni di cacciatori indoeuropei risalenti all’epoca dell’ultima glaciazione.

Il Pastore della Sila è un cane custode di esclusiva appartenenza degli allevatori di capre: non è un conduttore, il suo impiego esclusivo è quello di guardiano delle greggi.

Implacabile e indomito contro qualsiasi predatore, nei confronti dell’uomo dimostra invece un profondo rispetto e attaccamento: è molto dolce ed esuberante, ama giocare ed essere coccolato, è un cane pieno di energia, dotato di grandi doti atletiche. Caratteristica tipica di questo cane è la sua agilità decisamente sorprendente, che gli consente di arrampicarsi ovunque: senza nessuno sforzo, infatti, è capace di scalare grossi alberi come un comune felino domestico!

Vive in un’ ambiente molto rustico. Storicamente gli allevatori di capre non badavano molto ai loro cani, non li vaccinavano, non compravano loro cibo industriale quali croccantini o scatolame, non ponevano riguardo al loro nutrimento e non usavano trattamenti antiparassitari! Spesso capitava di vedere, soprattutto nel periodo estivo, dopo le fatiche della lungo periodo freddo, i cani malnutriti e pieni di rogna. Nonostante queste condizioni di allevamento i Pastori della Sila risultavano fortissimi: la loro rusticità era – ed è – evidente.

Quando si vendevano gli agnelli, e il latte delle capre veniva lavorato per la produzione di formaggi, era questo il periodo in cui riuscivano a nutrirsi meglio, in quanto il loro pasto era costituito dal siero, scarto della lavorazione della ricotta. Ancora oggi alcuni pastori purtroppo si trovano a crescere i cani nello stesso modo.

Le ragioni che stavano portando questo patrimonio cinofilo nazionale all’estinzione vanno ricercate nella drammatica realtà pastorale odierna: il sempre più rapido abbandono delle campagne e delle montagne calabresi stava rendendo, di fatto, disoccupato questo formidabile cane da lavoro!

Le caratteristiche della razza si sono stabilizzate e fissate nel corso della storia, da quando l’uomo ha avuto bisogno del suo prezioso apporto lavorativo fino ai giorni nostri. La selezione effettuata, molto spesso, in consanguineità, ha determinato una riduzione generalizzata della taglia, che in precedenza era ancora più imponente – sebbene si trattasse di un cane agile – e ancor più ha favorito l’omogeneità dei soggetti in quanto ad attitudini caratteriali e morfologiche: il Pastore della Sila è – prima di tutto – un cane funzionale!

È un cane di taglia grande, forte e vigoroso.  Il  suo pelo  è simile a quello delle capre da carne allevate sull’altopiano silano: abbondante e ricco di sottopelo che gli consente di affrontare i più rigidi inverni montani, dove la temperatura sovente è di parecchi gradi sotto lo zero.

Le varietà di colorazione del mantello sono il nero totale, il nero focato (detto in gergo pastorale «jelina») ed il nero calzato (con macchia bianche che vanno dal margine inferiore del collo fino al petto e sterno, sul carpo/metacarpo/piede e sulla punta della coda).

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Varietà meno diffuse sono il fulvo focato (con focature crema chiaro) ed il tigrato (con base grigio scuro o rossiccio). Le diverse colorazioni  non indicano  indirizzi e compiti particolari del cane ma sono diverse espressioni fenotipiche che si possono riscontrare anche nella stessa cucciolata.

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Descrizione del Cane da Pastore della Sila

Utilizzo: Cane da branco con lo scopo di guardia e protezione del gregge di capre in Sila

Brevi cenni storici: è una delle razze più antiche della nostra Nazione. Nasce dall’incrocio tra i cani da pastore che seguivano le mandrie caprine delle popolazioni greche, che nei secoli scorsi scesero dalla Puglia sull’Altopiano Silano, e i cani presenti nel territorio montano calabrese portati dalle popolazioni di cacciatori indoeuropei risalenti all’epoca dell’ ultima glaciazione. Questo cane ha conservate intatte la sue caratteristiche morfo-funzionali fino ai giorni d’oggi.

Aspetti caratteriali e attitudinali: È un cane che ama la vita da branco. Impavido e tenace un cane da guardia delle greggi, ma non è un conduttore. Vivace e attento, pronto e percettivo. È un cane dotato di un’eccellente memoria. Diffidente con gli estranei quando non è in presenza del pastore/proprietario, altrimenti socializza facilmente anche con gli estranei. Molto docile ed estremamente affettuoso con il padrone. Attualmente la razza è impiegata per la guardia degli allevamenti di capre allevati allo stato brado o semibrado, alle quali dimostra una totale attaccamento. Cane dotato di grande rusticità capace di sopportare situazioni estreme,sia atmosferiche che di privazione di cibo,anche per lunghi periodi. È un grande arrampicatore: vi sono molti soggetti capaci di arrampicarsi su grandi alberi senza difficoltà.

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Aspetto generale: cane di taglia relativamente grande. Deve dare l’idea di un cane potente ma allo stesso tempo agile. Vigoroso, agile e mai pesante, massiccio, forte, di buona muscolatura e ossatura. Il dimorfismo sessuale deve essere ben evidente, cioè il maschio si deve distinguere a colpo d’occhio dalla femmina. Ha il mantello lungo e molto folto.

Taglia e peso:

Statura al garrese ideale nei maschi da cm. 67 a cm. 70; nelle femmine da cm. 65 a cm. 68.

Peso per i maschi da 50-55 Kg; femmine da 35-40 Kg. I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.

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Proporzioni importanti: la lunghezza del corpo dalla punta della spalla alla punta della natica, è leggermente superiore all’altezza del cane al garrese.

Testa: grossa, di forma lupoide. Vista dall’alto deve sembrare un imbuto.

Regione craniale: il Cane da Pastore della Sila è di tipo mesocefalico, con cranio grande e piatto sul suo profilo orizzontale. Potente ma non pesante. Gli assi cranio-facciali sono divergenti. La cresta occipitale è poco evidente.

Stop: moderato, non troppo pronunciato, dolce.

Tartufo: alquanto grosso ed è in linea con la canna nasale, pigmentato sempre di nero; tranne nelle varietà fulve che l’hanno pigmentato color fegato.

Muso: potente, leggermente a forma di cono, la sua larghezza è leggermente inferiore a quella del cranio.

Labbra: le labbra superiori sono spesse ma non eccessivamente sviluppate in altezza,coprono appena i denti della mandibola. I margini labiali sono sempre ben pigmentati di nero, tranne nelle varietà fulve nelle quali sono pigmentate color fegato.

Mascelle/Guance/Denti: mascelle robuste, guance evidentemente contenute. Potente dentatura, con chiusura a forbice.

Occhi: non troppo grandi rispetto alle dimensioni del cranio, con taglio delle palpebre a mandorla. Sono posizionati leggermente obliqui. Non sono né sporgenti né infossati nelle orbite. Le palpebre sono pigmentate di nero, tranne nelle varietà fulve nelle quali sono di color fegato, ben aderenti al globo oculare. La colorazione dell’iride varia dall’ocra al marrone scuro, a seconda della colorazione del mantello. Nelle varietà tigrate o fulvo focato sono presenti in pochi esemplari occhi leggermente chiari, ma si cercherà di ottenere sempre più un occhio scuro.

Orecchi: non troppo grandi e di forma triangolare con punta leggermente arrotondata. L’attaccatura è inserita molto al di sopra dell’arcata zigomatica. Portamento pendente e mobile, piccole rispetto alla mole del cane, portate aderenti alla guancia.

Collo: di media lunghezza, forte e muscoloso, grosso e privo di giogaia. Sempre ricoperto da abbondante pelo, soprattutto nel maschio adulto dove è molto più evidente che nella femmina. Nei maschi è molto gradita la “criniera”.

Tronco: leggermente rettangolare, vigoroso e straordinariamente costruito. Il torace deve essere moderatamente largo.

Linea dorsale: dritta e ferma. Non sono gradite, anche se pur lievi, le insellature.

Garrese: lievemente pronunciato, cioè di poco più elevato della linea dorsale.

Dorso: dal profilo retto a dalla lunghezza media, dritto, solido e muscoloso. I lombi sono ben congiunti con la linea dorsale e presentano una muscolatura ben sviluppata nella loro larghezza.

Fianchi: forti e muscolosi. Non devono essere troppo lunghi, in quanto la linea dorsale ne perderebbe in solidità, né troppo corti.

Groppa: di moderata lunghezza, leggermente inclinata, mai avvallata. Larga e muscolosa.

Petto/costato: vigoroso, quindi ben sviluppato, profondo fino all’altezza dei gomiti, relativamente ampio, con nervature forti. Le costole, lunghe ed inclinate, gli spazi intercostali ampi, indice di capacità polmonare e quindi di resistenza.

Ventre: retratto ma mai disegnato all’interno.

Coda: l’attaccatura è relativamente alta, folta con abbondante pelo. A riposo è portata bassa,dritta o leggermente a sciabola,raggiunge il garretto. I pastori per tradizione amputano le ultime vertebre e tirano il nervo, provocando così l’arricciamento sulla linea dorsale. Quando il cane è in attenzione o in azione la coda viene portata verso l’alto o addirittura superiore a quella della linea dorsale, ma mai arrotolata sul dorso.

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Arti anteriori: ossatura forte con appiombi corretti sia davanti che di lato. Sono presenti le difese, ma non eccessivamente abbondanti.

Spalla: la spalla deve essere lunga, inclinata, fornita di forti muscoli e ben libera nei movimenti.

Braccio: ben inserito nel tronco e fornito di forti muscoli.

Gomiti: i gomiti sono normalmente vicini al corpo, né all’interno né all’esterno.

Avambraccio: dritto con forte ossatura.

Carpo: si trova sulla linea verticale dell’avambraccio. È forte, asciutto, liscio, di buon spessore, con osso pisiforme ben sporgente.

Metacarpo: corto, leggermente inclinato.

Piede: di forma tondeggiante, compatto con dita ben chiuse fra di loro, ricoperte di pelo corto e fitto. Unghie sono pigmentate in nero.

Arti posteriori: gli appiombi visti di fronte che di profilo debbono risultare sempre corretti, muscolosi con ossatura forte e una buona angolazione.

Coscia: larga e muscolosa, con margine posteriore leggermente convesso.

Gamba: muscolosa e potente di moderata lunghezza.

Ginocchio: deve trovarsi in perfetto appiombo con l’arto: non deve risultare deviato ne verso l’interno ne verso l’esterno.

Garretto: solido e fermo, né troppo alto, che indicherebbe un’accentuazione dell’angolazione del ginocchio, né troppo basso. Di buon spessore.

Metatarso: robusto, asciutto,molto spesso speronato, anche con doppio sperone. Non vanno amputati se presenti. Sono presenti le difese ma non eccessivamente abbondanti.

Piede: come per l’anteriore ma leggermente più ovale. I cuscinetti dei piedi, sia anteriori che posteriori, sono molto resistenti e sempre pigmentati di nero.

Pelle: ben aderente al corpo e in ogni regione. Piuttosto spessa. La pigmentazione deve essere nera o comunque grigio scuro; altrettanto dicasi per le suole dei cuscinetti digitali e plantari.

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Mantello: le colorazioni sono simili alle colorazioni dei mantelli delle capre da carne allevate sull’Altopiano della Sila,e possono essere: – nero totale; – nero calzato con macchia bianche che va dal margine inferiore del collo fino al petto e sterno, sul carpo/metacarpo/piede e sulla punta della coda. – nero focato detta in gergo pastorale «jelina». Il nero è dominante, ricoprel’80% della superficie del corpo, con tracce di focature che siano sempre dello stesso colore, sopra gli occhi (caratterista necessaria per questa varietà) che diano l’impressione di somigliare a 2 occhi, sulla gola , sulle guance fino a quasi sfiorare i masseteri e sulle parti laterali del muso, mentre la canna nasale deve essere sempre nera il cui colore si protenderà fino al cranio e sul tronco. Il contorno degli occhi deve avere una sfumatura perimetrale nera in modo da formare una maschera. Focature presenti sulla parte prominente del petto, al metacarpo, ai piedi anteriori e posteriori sulla parte interna di questi ultimi e nelle zone intorno all’ano. Segni bianchi sul cranio e sul tronco non sono ammessi. Le focature sono prevalentemente colore argento, crema molto chiaro, le più apprezzate, ma possono anche tendere al crema intenso tendente al rossiccio. Oppure possono essere tigrate con base grigia o rossiccia. Nelle focature argento sono molto apprezzate le sfumature biondo chiaro che staccano con il nero. – colorazioni meno diffuse: fulvo focato (con focature crema chiaro) e tigrato (con base grigio scuro o rossiccio).

Qualità del mantello: Molto abbondante, ruvido al tatto e spesso. Non eccessivamente aderente al corpo. Il pelo è lungo circa 10, 12 cm, sulla quasi totalità del cane; corto sul muso, sul cranio e sulle orecchie e sulla parte anteriore degli arti; folto sulla coda fino a formare una leggera frangia sull’estremità; liscio o moderatamente ondulato sulla parte terminale. Il pelo riccio è considerato un difetto funzionale. Ricco di sottopelo nella stagione invernale (Nel gergo pastorale la qualità del pelo è detta caprina).

Andatura e movimento: passo lungo, trotto allungato. Il passo del Cane da Pastore della Sila è potente ed elastico; non deve mai dare l’impressione di pesantezza. Il movimento è ampio e veloce e non privo di una certa flessuosità ed eleganza. Le angolazioni di questo cane gli permettono delle andature sostenute, con una forte spinta del posteriore. Nel movimento si deve sempre considerare che questo è un cane che lavora prevalentemente in terreni molto scoscesi.

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Difetti: qualsiasi deviazioni dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità e alla sua diffusione, così come l’ambio continuato.

Difetti eliminatori: cane aggressivo o pauroso; testa con assi cranio-facciali convergenti, prognatismo accentuato deturpante; coda portata arrotolata sul dorso; statura significativamente al di sopra o al di sotto dei limiti indicati; andatura in ambio continuato.

Difetti da squalifica: tartufo completamente depigmentato; canna nasale: decisamente montonina o concava; occhi con depigmentazione moderata o bilaterale delle palpebre, gazzuolo, strabismo bilaterale; mascelle  enognate; criptorchidismo, monorchidismo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli; anurismo o brachiurismo della coda, sia congeniti che artificiali; pelo ricciuto o troppo corto, mancanza di sottopelo.

Dino Iusi