Così come esistono standard per i cani, perché non delineare i tratti dei padroni?

Disclaimer – La descrizione seguente ritrae il personaggio tipo (con tendenza all’ipertipo): nel caso non doveste riconoscevi ricordate che, si può anche essere fuori standard e questo non è necessariamente un male!

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G. Di Vito, allevatore e giudice di Setter inglesi, con Sibilla di Riccagioia di proprietà di A. Giunti


Un setterista non poteva che cominciare dal setter, inglese,of course: i personaggi di Gordon e Irish si discostano da questo standard.  Precisiamo che, come spesso scrivo riferendomi al Setter Inglese, i legittimi proprietari di questa razza sono numerosissimi ma  ben pochi incarnano “l’ideale”.

Iniziamo col dire, innanzi tutto, che in cinofila esistono due termini inglesi “setterman e pointerman” che, con una punta (beh, suvvia, una montagnetta) di snobismo, riallacciano questi esseri alla tradizione britannica. Quella tradizione fatta di salotti un po’ bui, col caminetto acceso, libri tutto intorno, qualche animale impagliato (o più nostrani peli d’istrice), rimasugli delle colonie indiane e, sul tavolo, a scelta una tazza di Darjeeling fumante o un buon whisky scozzese vecchio almeno vent’anni. Tradizione affascinante, country snob e detestabilmente maschilista: avete mai sentito parlare di setterwoman? A parte, la ripugnanza, linguisticamente parlando, del termine, rassegnatevi: il setterino medio ha un papà umano, le madri non sono contemplate. Se siete donne e uscite a  spasso con un Setter Inglese portate con voi un buon antiacido per tamponare il PH: vi chiederanno nell’ordine (e a seconda dell’età) se il cane è di vostro padre / nonno / fratello / marito / fidanzato / zio / cugino / cuggino / nipote, esaurito l’elenco di figure maschili, l’interlocutore rimarrà un po’ perplesso dopo la scottante rivelazione che il cane è tutto vostro.

Questo è uno dei tanti episodi capitatomi: cane, pizzeria, proprietario della pizzeria che conosce mio padre praticamente da una vita e sa che non andrebbe a piedi manco a prendere il giornale sotto casa, padre, che per combinazione sfavorevole degli astri, indossa quel giorno dei pantaloni in velluto verde: “Michele, ma vai a caccia?” Guardando il cane … Eggià, non era previsto che il quattro zampe potesse essere mio, fortuna  che una buona pizza si fa perdonare tutto.

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Gruppo di setterman partecipanti alla Coppa Europa per Setter nel 1995


Ma torniamo in argomento, torniamo alla descrizione del setterman tipo. Se teoricamente esistono setterman di tutte le età, il maggior numero di soggetti si concentra nella fascia di mezza età e, come già spiegato, è di sesso maschile. Il fisico, aiutato da lunghe scarpinate con il setter a fianco,  è mediamente asciutto-in forma, in alcuni casi smilzo anche se, notissimi allevatori di una certa mole fanno da eccezione che conferma la regola.  La linea consentirebbe di indossare un po’ di tutto ma così non accade: il marchio di fabbrica è l’indumento verde con qualche sporadica divagazione su altri colori del bosco. Mania inspiegabile e pericolosamente contagiosa: la sottoscritta comincia a guardarsi intorno cercando roba verde, è preoccupante, di recente ho acquistato un paio di stivali verdi, un paio di pantaloni verdi, un portafoglio verde e un maglioncino a mezza manica naturalmente … verde! Ho persino storto il naso davanti un completo sportivo bianco commentando “non c’era verde o corda?” Preoccupante, anche la caccia all’auto usata, la  si vorrebbe verde. Il nero e il rosso tengono duro nel mio armadio ma confessano di sentirsi pericolosamente minacciati.

Pertanto, se vedete qualcuno discretamente magro vestito di verde e non è un militare  potete iniziare a supporre che si tratti di un setterman ma, potrebbe anche avere un Drahthaar, un Breton, insomma,  cosa fa la differenza? Il drahthaarista è sì tutto verde ma  si veste in stile “Peter” (l’amico di Heidi), il Bretonista non me lo sono mai chiesto ma, il setterista sceglie lo stile British che potrebbe portarci a confonderlo con il pointerman o, magari se in giacchettina a quadretti o Barbour, con il retrieverista, individuo che però tende eccedere in accessori cinofili, universo che resta sconosciuto al più sobrio setterman.  Il retrieverista ha guinzaglietti specifici in tinta con il cane, sedie, seggioline, gabbiette, l’uomo dei setter usa corde dal look primitivo e gabbie di scarse dimensioni anche se, le setterwomen, quelle che sulla carta non esistono, in fatto di ammennicoli e accessori possono ben mimetizzarsi tra la gente dei retriever.

L’automobile? Non c’è una regola fissa, si va dalla Panda 4×4 (verde) alla familiare, alla piccola utilitaria, dal fuoristrada al furgoncino, i megalomani però, dopo aver iniziato a collezionare setters (uno tira l’altro, come le ciliegie), finiscono con l’aggirarsi per i centri storici, 365 giorni all’anno, a bordo di maxi-furgoni porta setter con disegni della razza che lampeggiano sulle fiancate.

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Augusto Antonellini (Allevamento della Brecciara) di ritorno da una giornata di caccia con le sue setter Rosy e Ruth della Brecciara


Come parla il setterman? In genere in italiano medio, senza accenti inglesi nonostante la fissa cinofila,a volte con inflessioni e espressioni dialettali che ben si riallacciano alla mentalità rustico-country o rural-chic che dir si voglia. Di cosa parla? Di setter of course! Il Pointer? Beh, sì, il rivale. Il Bracco Italiano? Nah, un cane per pensionati! I cani del gruppo due (guardia-difesa-utilità)? Uhh, quelli sono cattivi,  anche il Drahthaar eh, quello è finito nel gruppo sette per sbaglio: sotto i baffoni si nasconde un terrier di tipo bull! I cani da divano? Orrore, il cane deve lavorare, chiedete per credere a quella leonbergerista che vede i suoi grossi quanto pacifici (per fortuna) e pigrissimi, Leonberger insultati quasi quotidianamente da un setterista fanatico. I cugini cacciatori e gli altri cani a cui madre natura ha concesso forme atletiche, sebbene guardati con senso di superiorità o indifferenza, sono apprezzati e tollerati, tutti gli altri, senza indugi, equiparati a sagomatori di divani.

Il Setter Inglese sta sul gradino più alto perché … il setter ha stile! Anche il Pointer ha stile e sono queste le due uniche razze intorno alle quali si articolano divagazioni e dibattiti su questo misterioso termine. Il setterman, per spiegare al cinofilo medio cosa significhi “stile” potrebbe andare avanti per ore e ore ma, l’interlocutore, geneticamente non predisposto a comprendere queste cose, ne uscirebbe più confuso di prima: se per “noi” certe ferme sono sublimi, per l’ignaro i Setter in quella posa sono canine che fanno pipì … E non c’è verso: il setteristi si affannano a evangelizzare sulla felinità e i movimenti sinuosi del Setter, su quel carattere distintivo che è galoppo morbido e radente (le restanti razze “galoppano strano”) e l’interlocutore reagisce con sguardo vacuo, non capendo un tubo e concludendo di trovarsi di fronte ad un esaltato/a mitomane che per parlare di cani usa un linguaggio talmente barocco che neanche la penna di D’Annunzio avrebbe osato mettere su carta.

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Remo Lui (Allevamento della Bassana) con Teo della Bassana


Non chiedetegli mai se sa dirvi qualcosa di un determinato cane, è una domanda da non fare a meno che non abbiate molto tempo e carta e penna alla mano: alla domanda sai nulla di “Gelsomino della Valle degli Orti” vi verranno precisate, come minimo, dodici generazioni di antenati perfettamente citate a memoria. Se poi non oserete interromperlo, il setterista ripartirà descrivendo le caratteristiche stilistiche di ciascuno, i risultati nella carriera agonistica e quelli in riproduzione: essì perché voi forse non sapete che … il trisnonno di Gelsomino, tale Drusillo dell’Isola Deserta, accoppiato con Genoveffa della Nave Fantasma ha dato una fantastica cucciolata, quella con la I che vide Isaia vincitore della Coppa Europa per ben due volte nel 19.. e nel 19.. Però, però,  si mormora che la madre di Gelsomino non fosse in realtà la Setter Diana 612° ma una Munsterlander importata di contrabbando nel dopoguerra, infatti lui aveva molto nero a voler essere precisi … A questo punto l’interlocutore è scomparso: è steso per terra molto svenuto oppure in fuga verso la Nuova Zelanda.

Gente strana i setteristi, snocciolano genealogie a memoria e poi si perdono, letteralmente, in banalità: difficile perdere il cellulare in casa per ben tre volte nel giro di dieci minuti e ritrovarlo solo.. facendolo suonare! Ritrovato il cellulare la setter people dimentica però dove abbia messo la tazza fumante del sopra citato Darjeeling, qui si attiva il fiuto e dopo una lunga ed estenuante “Grande Cerca” il tè rispunta, un po’ meno fumante, in cima alla scala. A quel punto il setterista, quasi in ferma, in preda ad un’amnesia, si chiede come sia finito lassù ma, in fondo, non c’è nemmeno da chiedersi il perché: i Setter, cani a tratti un po’ svampiti e  hippy trasmettono subdolamente, per osmosi, un po’ del loro Io ai padroni che, una volta infettati dal setter virus, cominciano ad assomigliare ai propri cani.

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L’Autrice con Slai di Riccagoia “Socks”


Deviazioni (più o meno rilevanti) dalla norma:

La setter-woman

La setter-woman o setterista che dir si voglia: ne abbiamo già parlato, il tratto distintivo è l’abbondanza di gadgets per il Setter o a forma di Setter. In bagno la carta igienica, al posto dei soliti fiorellini, riporta tanti piccoli Setter bianco a arancio. Le pareti di casa sono tinta cane e, qualora venisse un controllo dall’Enci, la malcapitata, pur nascondendo i/il setter non potrà mai negare di possederne uno: troppe tracce: si comincia dal cartello “Attenti al Setter!” (sempre che qualcuno lo reputi il caso), per terminare con i quadri passando da tazze, tazzine, libretti.
Altra caratteristica distintiva è la tendenza ad armonizzare il colore dei capelli con quello del Setter: liver per chi predilige i bianco fegato, scuri per i bianco neri, in svariate gradazioni dal rosso all’arancio per le appassionate di bianchi e arancio, le cose si complicano  con i tricolori ma … nulla è insormontabile!
Dimenticavo … se vi saluta con un “buongiorno” alle cinque di sera o un “buonasera” alle nove del mattino, non fateci caso, è l’effetto Setter.

L’anticaccia

Quello-a che non si sa come e perché è arrivato ad avere un Setter tra le mani. In molti casi si tratta di Setter “rescue” recuperati dai canili o trovati per strada che, in automatico (a volte correttamente, altre no), vengono identificati come precedenti proprietà di “cacciatori cattivi”. Il Setter dell’anticaccia tende a vivere in casa, è ben pasciuto e pestifero e tenuto alla larga dalla settereria ufficiale. Per l’anticaccia è auspicabile che la razza si trasformi ad uso esclusivo di coloro che cercano un cane da compagnia, tendenza, per altro, pericolosamente condivisa con il Setter-espositore che si dedica all’esclusiva ricerca del bello.

Il setter espositore

Categoria ampia e variegata: se volete rendervene conto fate un salto al ring dei Setter alla prossima esposizione canina in calendario. Netta la dicotomia tra i setteristi “veri” (quelli a cui è dedicato l’articolo) e i “pecorofili” (cioè…bellofili): l’importante è che la pecora, ops, il setter, si faccia notare (anche troppo!) e porti a casa il risultato sul ring, quelli sul terreno sono optional: dove sta scritto che i Setter Inglesi debbano lavorare? Come direbbe  Pirandello “Così è se vi pare”.

Statistici & genetisti

Categorie universalmente appaiate nei dipartimenti di zootecnia si trovano a combattere su fronti opposti nel mondo del Setter Inglese. Eppure l’analisi quantitativa dei dati, fondamentale per tracciare il percorso evolutivo della razza, ai giorni nostri, non può prescindere dall’appoggio della genetica molecolare. Ma la ricerca, nel Setter Inglese, sembra svolgersi su binari paralleli che, con estrema diffidenza, rifiutano di sfiorarsi: solo l’intervento dei R.I.S. di Parma, con l’aiuto del DNA, potrà far luce su torti e ragioni.

Gli opportunisti e i modaioli

Quelli che hanno un Setter Inglese perché, per non scegliere, puntano sul “classico”, non lo conoscono ma lo acquistano e, nella maggior parte dei casi, non lo apprezzano a dovere: ho un setter ma potrei anche avere un Breton, un Pointer, uno Spinone … Poveri setterini, corre voce stiano per fondare un sindacato, speriamo non scendano in piazza: sono troppo numerosi.

Dodici buoni motivi per avere un Setter Inglese

1) Because Setters are better.

2) Because Setters are hippies and make you happy.

3) Per potersi fare i capelli tinta cane e motivare  conseguentemente la presenza di capelli bianchi.

4) Perché moschettato è bello e se il bianco e il nero vanno “con tutto”, il tricolore fa patriottico, il fegato gastronomico e il bianco arancio è chic.

5) Perché il Setter  Inglese ha stile, anche quando fa pipì.

6) Per poter spacciare un Setter Inglese sdraiato o in tutt’altre faccende affaccendato come un “grande stilista” (cioè fermatore che ferma con stile!).

7) Per avere in casa uno “stilista” che vi fa indossare abiti “firmati” (zampati) a prezzi molto inferiori rispetto ai soliti Armani e Valentino.

8) Per poter distruggere quegli odiati soprammobili che piacciono tanto al resto della famiglia dando la colpa al setterino terrorista: è stato lui!

9) Perché i Setter fanno dimagrire, provare per credere eppoi, se quel piatto fosse riuscito proprio male c’è sempre un volontario moschettato a disposizione.

10) Per poter entrare e uscire dai negozi facendo ammattire i commercianti perché, guarda caso, non tengono nulla (abiti, lenzuola, intimo, tappeti …) in orange belton. Con il blue belton il giochetto non sempre riesce.

11) Per mandare in crisi i rappresentanti del “Folletto”: mentre questi cercheranno di dimostrarvi come pulisce bene i loro aspirapolvere, il Setter provvederà prontamente a sporcare altrove, facendo contemporaneamente sparire tutti gli accessori dell’aspirapolvere: vi libererà dal venditore una volta per tutte!

12) Per avere qualcuno che vi scarta i pacchetti postali prima del vostro ritorno.

Rossella Di Palma
(ritratta nella foto di apertura)