Come già detto, gli standards delle razze canine sono stati formulati quando la conoscenza di ciò che produceva una efficiente locomozione era molto poca.
La maggior parte dei primi studi e relative conclusioni sulla locomozione proviene da osservazioni visive e uditive di cavalli in movimento.
Chiunque abbia visto un film western si rende conto che c’è differenza nel rumore degli zoccoli di un cavallo che trotta o di uno che galoppa.
I vari suoni del battito degli zoccoli permettono di stabilire il ritmo degli appoggi nelle diverse andature, ma non dicono ancora nulla sui criteri per determinare la struttura ottimale o il modo di muoversi necessario a produrre risultati efficaci per una certa andatura.
Le ricerche sulle andature degli animali sono iniziate nel 18° secolo e hanno progredito piuttosto lentamente, probabilmente a motivo dell’inadeguatezza delle apparecchiature di rilevazione.
Forse la persona che dovrebbe essere definita il padre della fotografia del movimento è Eadweard Muybridge (1830-1904); E.M. eseguì il suo primo esperimento fotografico nel 1872.
Poiché la sua macchina fotografica non aveva un diaframma (il tempo di esposizione era stabilito togliendo un coprilente di fronte alla macchina fotografica per un determinato periodo di tempo) le fotografie furono un fallimento.
Più tardi, dopo che Muybridge già usava un diaframma meccanico, Leland Stanford, allora Governatore della California e fondatore della Stanford University, assoldò Muybridge per stabilire una volta per tutte una disputa vecchia di secoli sulla sospensione durante il trotto del cavallo, e questo gli diede una notevole notorietà.
Nel 1897 Muybridge depositò un gran numero delle sue fotografie alla Library of Congress. Neanche a dirlo le immagini sconvolsero i criteri che stavano alla base di disegni dai movimenti classici di Meissonier, Marey e altri pittori europei di animali.
Possiamo dire che Frederic Remington fu il primo artista che vendette al pubblico dipinti corretti dal punto di vista dello stile delle andature e delle posizioni degli arti, poiché correggeva pitture e disegni servendosi delle fotografie (probabilmente le sue opere furono influenzate dal lavoro di Muybridge).
Le foto di Muybridge furono copiate e presentate in diversi libri, ovviamente senza venire citato! (Stillman, Osgood e altri).
Nonostante ciò, per la notevole attenzione suscitata nel mondo artistico e scientifico Muybridge continuò il suo lavoro e nel 1884 e nel 1885 perfeziono all’Università di Pennsylvania fotografie a lastra secca, più o meno nello stesso tempo in cui lo facevano Eastman e altre industrie.
Tutto il lavoro fu riportato nel libro Animal in Motion, nel 1887; dal momento che i risultati erano riportati su fotografie, le scoperte erano adesso valide e sono disponibili a tutt’oggi (proprietaria la Dover Publishing Company); le sue foto, inoltre sono state usate come base per altri studi, anche di molto successivi.
Il lavoro di Muybridge, naturalmente, provava qual era la sequenza degli appoggi e l’animazione durante le andature; ma stabiliva poco di ciò che produceva l’effettivo movimento, dal momento che ai suoi tempi, non erano ancora stato inventato un dispositivo capace di testare le forze coinvolte nella locomozione.
Nel 1893 il cap. Horace Hayes pubblicò un libro ben conosciuto nella storia del movimento Points of the Horse.
Nel 1895, E.J. Marey, francese, pubblicava il suo libro Movimento in Inghilterra (l’edizione francese era stata pubblicata prima del libro di Hayes).
Il libro di Marey descriveva nel dettaglio un metodo cronografico per registrare la durata e la sequenza di appoggio sul terreno degli zoccoli di un cavallo.
Una piccola palla di gomma, riempita con del fluido, veniva attaccata a ciascun piede; il contatto del piede con il terreno schiacciava la palla e trasmetteva la forza attraverso un tubo a un fusto collegato che la registrava; il fusto era tenuto in mano dal cavaliere.
Questo dispositivo era in grado di registrare la sequenza e la durata degli appoggi ma non diceva nulla sull’attitudine del cavallo (posizione di gambe, testa e corpo durante ciascuna fase della locomozione).
Per tutto questo erano necessarie le foto di Muybridge.
Seguirono quindi altre pubblicazioni; probabilmente il più significativo testo pubblicato successivamente sul soggetto della locomozione fu l’edizione del 1944 di Speed in Animals, di Brazier Howell.
In anni recenti, con l’avvento delle macchine fotografiche a alta velocità, delle cineprese, delle videocamere, delle lastre a pressione, delle tecniche biochimiche e dei computers, autori e ricercatori come Hildebrand, Gambaryan, Miller, Pratt, Sukhanov e altri (vedi bibliografia) hanno contribuito con grandi quantità di nuove conoscenze alla scienza della locomozione, e le loro scoperte saranno citate di volta in volta durante l’esposizione.
Sebbene sia desumibile dai lavori pervenutici, che nell’antichità classica e nel medioevo lo studio del movimento degli animali, soprattutto domestici, fosse materia di esame da parte di studiosi anche insigni (Aristotele, Senofonte, etc.), veri e propri studi strutturati, degni di questo nome, sono giunti sino a noi solo a partire dalla seconda metà del 1700, in particolare, come si è detto, per quanto riguarda il movimento del cavallo.
Per quanto possa sembrare strano, le nozioni che attualmente vengono esposte nell’ambiente cinofilo «ufficiale» italiano risalgono alla metà del 1800 e sono di scuola francese; l’impostazione basata sulle andature classiche del cavallo e la teoria delle «inquadrature» date dal rapporto arti/tronco divulgata da G. Solaro non è che un rifacimento, arricchito da alcuni completamenti sistematici, delle teorie francesi di fine secolo che andavano per la maggiore, al fuori della Francia, negli anni ‘20 e ‘30, e mantenutisi nel nostro paese fino agli anni ‘50, grazie alla «pausa» nella ricerca dovuta alla 2ª guerra mondiale.
Nel Dopoguerra negli Stati Uniti si è svolto un lungo e aspro dibattito sino agli anni ‘60 nel tentativo di confutare teorie che ancora erano legate a schemi strutturali derivati dal cavallo, ma solo a partire dalla metà degli anni ‘70 si è avuto un netto distacco dalle vecchie teorie, grazie anche agli studi strutturali effettuati da ricercatori universitari che non erano legati al mondo della cinofilia, ma avevano trovato nel modo di sviluppare movimento delle diverse razze canine un magnifico modello per l’applicazione della teoria delle permutazioni, della teoria dei giochi e del fenomeno della rottura di simmetria su più livelli.
Per quanto possa sembrare strano quelli che hanno dato una svolta alle conoscenze teoriche sul movimento dei cani non sono cinofili ma ricercatori che si occupano di matematica, biostatistica, fisica e ingegneria.
La divulgazione di queste teorie è ormai accettata come base nella formazione teorica dei giudici statunitensi di prove di lavoro e, di fatto, ha sostituito i vecchi concetti di analisi del movimento, della conseguente costruzione anatomica e di classificazione delle andature e enucleazione dei relativi difetti.
Attualmente sono stati realizzati molti studi sul cavallo col risultato che si sa molto su questo tema; sfortunatamente molti pensano che ciò che è applicabile al cavallo lo sia anche al cane, cosa che si è rivelata falsa in molti casi e è fonte di continui equivoci.
Per la persona comune il cavallo è un animale che rappresenta la macchina da movimento ideale, ma dal punto di vista biologico non è così.
Il cavallo poteva essere addomesticato, la sua taglia permetteva il traino di grossi pesi risparmiando fatica umana, aveva una intelligenza sufficiente per essere addestrato e era discretamente veloce nel trasporto delle persone. Il cavallo è stato preferito più per ragioni di addomesticazione, che come corridore ideale.