Ogni razza di cani ha uno «standard di perfezione» scritto, a cui comunemente ci si riferisce con il termine standard.

Il soggetto che più si avvicina nella conformazione al suo standard di razza dovrebbe vincere in esposizione.

Sfortunatamente lo standard è scritto in una determinata lingua, che di solito è quella del paese di origine – o supposto tale – della razza e le parole in tutte le lingue non sono sempre precise nel significato. Il blu è un colore o una sensazione ?

Gli esperti nel mondo dei cani spesso argomentano sull’esatto significato di una particolare frase o parola; l’accordo universale non esiste. Perciò, gli standards vengono interpretati in maniera diversa.

Gli standards non sono scritti per i principianti.

In generale, gli autori degli standards presumono che il lettore abbia già acquisito conoscenza:

1. della terminologia cinologica;
2. dell’anatomia canina;
3. della psicologia canina;
4. del movimento nei cani;
5. della funzione delle varie parti strutturali;
6. dell’aspetto delle varie razze (tipo).

Prima che una persona possa vantare competenza nella comprensione di uno standard, deve:

  • studiare il significato della terminologia,
  • frequentare molte esposizioni,
  • colloquiare con gente esperta,
  • leggere molto,
  • mantenere una mentalità aperta
  • e permettere che il tempo ne definisca compiutamente una immagine reale.

Non è un processo che si compie dalla sera alla mattina. Per autoproclamazione molti si dicono esperti di cani, ma pochi lo sono davvero.

Provate a leggere uno standard ad un principiante. Vi accorgerete che non è in grado, senza saperlo prima, di dire se la descrizione si adatta ad un mammifero qualsiasi, ad un gatto o ad un cane, e tanto meno a quale razza.

Voi stessi, se conoscete la materia, riuscite ad ottenere qualche indizio solo da alcuni particolari che vi indirizzano verso possibili soluzioni.

Senza precedenti conoscenze una conclusione certa sulla razza descritta è molto difficile per non dire impossibile in alcuni casi.

Le espressioni contenute nello standard sono tutte relative e i problemi che ne scaturiscono necessitano di analisi scientifica per fornire adeguate risposte orientative.

Se un punto in particolare in uno standard di razza è chiaramente definito, viene riconosciuto e mantenuto nel modo in cui è definito. Ma se una particolarità è scarsamente definita, il giudice deve interpretare il significato di ciò che lo standard esprime; la maggior parte degli standard ha bisogno di essere interpretato.

Per esempio, alcuni standard di cani da riporto chiedono strutture ossee ben cesellate al di sotto degli occhi senza alcuna prominenza delle mascelle; una bocca dal morso soft è desiderabile per le operazioni di riporto del selvatico abbattuto. La prominenza delle guance indica forti muscoli mascellari. I cani con forti muscoli mascellari sono inclini a lasciare impronte dentali marcate sul selvatico riportato.

Chi conosce le motivazioni che stanno dietro le espressioni dello standard sono meno inclini a passar sopra ad un cane da riporto con guance pronunciate. La conoscenza della funzione delle parti mette in grado l’osservatore di interpretare correttamente le parole dello standard.

Quando parliamo di «cane» sappiamo che è un mammifero con quattro gambe, un normale numero di denti, unghie, quattro zampe, etc. Il semplice fatto che lo standard ometta di menzionare che il soggetto esposto deve avere quattro zampe non significa che possa essere preso in considerazione un cane con tre zampe.

Dobbiamo pensare allo standard come descrizione delle caratteristiche principali della razza, non come un documento che descrive tutti i dettagli; uno standard include quindi molto più di quello che vi è scritto.

Per qualsiasi scopo a cui si destina un cane esistono delle specifiche costruzioni che permettono prestazioni superiori.