Gli attuali cani domestici sono il risultato di un lungo periodo di selezione naturale compiutosi attraverso un len­to processo evolutivo e, più recentemente, mediante la selezione ar­tificiale diretta da parte dell’uomo che ha modificato ed accelerato tale processo per ottenerne soggetti più adattati allo svolgimento di determinate funzioni.

Il cane non è definibile in termini assoluti, ma non per questo deve essere considerato semplicemente un animale qualsiasi, è perciò neces­sario prendere in esame una serie di caratteristiche che riunite insie­me costituiscono l’animale stesso.

Consideriamo quindi brevemente le caratteristiche presentate dai Canidi sottolineando che non tutti i Canidi possiedono ognuna di queste caratteristiche: l’adattamento a determinati ambienti po­trebbe aver ridotto od addirittura rimosso l’influenza di alcune di queste.

Il fattore determinante, come usano dire i Giudici alle esposizioni canine, non sono le caratteristiche particolari bensì l’immagine complessiva che ne risulta.

Non sarà fatta una dettagliata e minuziosa rassegna di ogni aspetto, ma se ne esporrà quanto può bastare allo scopo di una discussione generale.

I Canidi, come molti Carnivori, sono specializzati nel ruolo di predatori. Molte loro caratteristiche sono simili a quelle dei Felidi, ma il modo di cacciare e la taglia delle prede in rela­zione a quella del predatore hanno prodotto una struttura anatomica differenziata nei due gruppi.

Come gruppo hanno una distribuzione geografica molto ampia, dall’Artico, ai deserti, ai tropici, ma in Australia si trovano solo nella forma rinselvatichita del Dingo.

Sono considerati in genere degli animali non particolarmente specializzati rispetto a ciascuno degli habitat frequentati; sicuramente ciò può essere rilevato in misura minore rispetto ai Felidi, ma anche nei Canidi esiste una certa variabilità adattativa, basti pensare alle differenze tra uno Speothos ed un Lycaon.

Un certo numero di generi è solamente gregario e quasi esclusivamente carnivoro mentre altri sono più solitari e tendenzialmente onnivori: le due tendenze sembrano es­sere correlate.

I parenti più vicini sono gli orsi (Ursidi), classificati talora da alcuni studiosi all’interno di gruppi co­muni con i Canidi.

La testa dei Canidi è generalmente allungata, con muso pro­nunciato. Gli archi zigomatici sporgono all’esterno. Le orecchie sono erette in tutti i Canidi selvaggi con dimensioni relative – rispetto alla taglia della testa – da molto piccole (Speothos) a molto grandi (Lycaon, Fennec). La forma delle orecchie varia dall’appuntito all’arrotondato. La pupilla può essere rotonda od ellittica. La cresta sagittale può essere o non essere presente. L’orbita oculare non forma mai un arco osseo od un anello comple­to intorno ai bulbi. La lingua è liscia. La formula dentale di base è la seguente:

Legenda: I = Incisivi - C = Canini - PM = Premolari – M = Molari

Legenda: I = Incisivi – C = Canini – PM = Premolari – M = Molari

I vari membri della famiglia presentano, comunque variazioni in più od in meno a questo riguardo: per esempio l’Otocyon ha dei molari in più, mentre lo Speothos ne ha in meno. I canini sono ben sviluppati, ma meno che nei Felidi.

Gli incisivi a confronto dei Felidi sono più larghi e meno specializzati. Sono usati per trattenere la preda mentre nei Fe­lini per questo ruolo vengono impiegate maggiormente le zampe. Il PM4 ed il M1 sono fusi per formare i denti ferini ed i molari sono specializzati per frantumare le ossa, molto di più che nei Felini ma non tanto quanto nella iena maculata (Crocuta crocuta).

Il cane è un corridore, digitigrado, cioè adattato alla cor­sa veloce che realizza muovendosi sulle dita dei piedi – digiti­grado vuol dire appunto questo – a differenza degli orsi che cor­rono sulle piante dei piedi – plantigradi – o dei cavalli che cor­rono sulle unghie – unguligradi.

Le unghie non sono retrattili ed hanno una minore sporgenza dalla lamella che inguaina e ricopre la radice dell’unghia rispetto ai Felini dove queste sono retrat­tili, con la sola eccezione del ghepardo (Acinonyx jubatus).

Tra le radici delle dita vi sono dei cuscinetti di forma più o meno trilobata. Il pelame tra le zampe è di modesto sviluppo, eccetto in alcune volpi artiche (Alopex). Le dite sono 5-4 eccetto che nei licaoni dove sono 4-4; il quinto dito anteriore (pollice) è ridotto e non tocca il terreno, mentre in nessun Canide selvaggio è visibile un quinto dito posteriore (alluce), mancando od essendo sottocutaneo, come nei licaoni. Nel cane domestico questo appare sotto forma di sperone.

Gli arti anteriori sono generalmente di buona lunghezza e radio ed ulna sono posizionati in maniera da restringere la mobi­lità su un piano sagittale. La clavicola, anche se presente, è ridotta ad una piccola cartilagine, più prominente nel licaone. Questo indicherebbe un regime di vita più terricolo dei Canidi rispetto ai Felidi dove la clavicola è più evidente, riflettendo attività più arrampicatorie ed arboricole.

Gli arti anteriori dei Canidi sono sviluppati per il movi­mento di resistenza, con ruolo secondario di strumenti di scavo, ca­ratteristiche che determinano un più ristretto movimento laterale dell’arto in confronto ai Felini. In questi ultimi gli arti sono proporzionalmente più corti, spessi, robusti e flessibili, indi­cando la capacità di produrre brevi, esplosive accelerazioni per catturare le prede e trattenerle con gli arti.

I Canidi devono attaccare la loro preda mentre è in movimen­to e gli arti sono sviluppati per questo poiché la preda dei Ca­nidi è invariabilmente di taglia molto più grande e per questo è necessaria una durevole potenza di corsa, la dentatura specializ­zata è infatti la sola arma di difesa che il cane ha.

Il compito di scavo è necessario come in altre specie che fanno nascere in tana i loro piccoli, inoltre tutti i Canidi sono degli immagazzinatori di cibo ed in caso di necessità mangiano anche insetti, larve e quello che riescono a dissotterrare.

La taglia corporea oscilla dalla minuta volpe Fennec, che pesa meno di due chilogrammi, al più grande dei Canidi, il lupo grigio (Canis lupus lupus) che può superare gli ottanta chilo­grammi.

La forma del corpo varia ma è usualmente allungata. Le vertebre della colonna dorsale consistono di sette cervicali – co­me in tutti i mammiferi – tredici dorsali, sette lombari – sei os­servate in un Crisocyon jubatus da Mivart nel 1890 – tre o quat­tro sacrali e da undici a ventidue coccigee, che formano la coda. Negli animali domestici si possono osservare variazio­ni.

L’intestino cieco è sagomato in forma di esse, ma può anche essere un semplice cilindro, come nell’Atelocynus microtis.

La coda è generalmente pelosa ed ha una ghiandola odorifera sotto l’attaccatura.

I colori variano dal bianco al nero, sebbene om­breggiature di grigio, bruno o sabbia sono tra le colorazioni più comuni. Il licaone presenta uno strano mantello pezzato crema, bruno, bianco e nero.

Il numero delle mammelle varia da sei a sette, la gesta­zione varia da 49 ad 80 giorni.

I piccoli nascono ciechi, i loro occhi si aprono approssimativamente a due settimane, e vengono allattati dalle quattro alle otto settimane.

L’odorato dei Canidi è la capacità sensoriale più sviluppata seguita dall’udito. La vista è adattata a determinate situazioni – scarsa illuminazione e notevole percezione del movimento – ed è più che buona. Come si addice ad un predatore sociale il cervello è ben sviluppato.

In termini di corredo cromosomico questo varia da 34 a 38 nella volpe rossa (Vulpes vulpes) a 78 nel genere Canis e Lycaon (Chiarelli, 1975).

Attualmente non è possibile considerare di un certo valore il numero dei cromosomi come caratteristica dei Ca­nidi dal momento che il numero nella maggior parte delle specie non è conosciuto.

Il fatto stesso che due specie molto simili nell’aspetto possiedano lo stesso gruppo di cromosomi non assicu­ra con certezza un rapporto di affinità evolutiva in quanto le stesse potrebbero essere divenute simili attraverso quella che viene definita evoluzione parallela o convergente, cioè la loro somi­glianza potrebbe essere dovuta al fatto di avere avuto per lungo tempo simili abitudini di vita od aver abitato lo stesso ambiente che, con le sue modificazioni, ha prodotto mutamenti analoghi nelle diverse specie.

Dal punto di vista generale il genere Canis possiede le ca­ratteristiche che sono state elencate per la famiglia dei Canidi; quelle che seguono sono delle particolarità più specifiche del genere Canis.

Gli incisivi sono lobati e quelli esterni della mascella superiore sono modificati essendo più appuntiti od addirittura canini all’apparenza. I carnivori a settori della mascella supe­riore sono ben sviluppati e di taglia larga.

È presente una cresta sagittale ma non prominente. Il numero delle mammelle va­ria da 8 a 10. La coda è sempre pelosa e leggermente meno della metà della lunghezza del corpo. Le ghiandole odorifere, quando sono presenti, liberano un odore solamente di moderata intensità.

Il muso è ben definito, ma meno che nelle volpi. Le orecchie sono di taglia media, entro limiti ragionevoli, nessuna specie sfoggia estremi di taglia a confronto con quelle di altri generi. Le pupille degli occhi sono rotonde, anche se queste potrebbero apparire ellittiche a luce attenuata.

I Canidi selvaggi hanno sviluppato le loro caratteristiche attraverso un processo di evoluzione durato millenni. Solo le ca­ratteristiche che risultano un vantaggio naturale per i Canidi sono state mantenute ed un fattore chiave nel successo dei Canidi sta nel mantenere una sana organizzazione generale senza eccessi­ve specializzazioni.

Quei Canidi che si sono più specializzati come Lycaon e Speothos ne hanno pagato il prezzo ed hanno avuto uno scarso successo a confronto di altri Canidi come lupi, coyotes, sciacalli e volpi, che godono di una più ampia distribuzione geografica e di un maggior numero di sottospecie.